Clavis Artis

Friday 24 February 2023  -  Friday 10 March 2023

A mixed media exhibition featuring ARTOLDO curated by Alessandro Allocco

Time: 15:30 - 18:30

Venue: ATB Associazione Culturale

Via Riccardo Sineo, 10, 10124 Torino TO

 

 

Sinossi: Mille e non più mille e una notte moving images arts proiettate in una video installazione, presentati in uno spazio virtuale e accompagnati da un progetto cripto, invitano lo spettatore a scoprire rappresentazioni e procedure segrete nell'opera alchemica Clavis Artis, con le illuminazioni in essa contenute elaborate dal colletivo ARTOLDO ispirato da Zoroastro, Casanova, Nietzsche, Nino Rota, Franco Battiato e tanti altri talenti mistici ognuno nella sua professione.

Descrizione: Le illuminazioni della Clavis artis, anche quelle più incupenti perché apparentemente raffiguranti pargoli a testa in giù in procinto di essere cotti, mademoliselles divorate da esseri rapaci dagli occhi come bolliti e tristi, come in trance, dame infilzate alle reni, dolci draghetti presi a clavate chiodate, rappresentano invece un viaggio iconograficamente alchemico come nella migliore Tradizione altresì con elementi sorprendentemente esotici nonostante tutta la favella e cronistoria ermetica sia già all’insegna del più grande guazzabuglio - sebbene con una sua severa e rigorosa contraddittorietà tutta interna ad un ferreo ragionamento e concatenazioni stringenti altresì di occulto raziocinio e principi reconditi, sottaciuti e dissimulati. Nel lavoro attorno all’opus ivi ritratto si è voluto metterne in risalto il divertito sconcerto che la visione di tali immagini provoca, provocando a sua volta ulteriori contemporanei turbamenti con una ricomposizione postmoderna delle consuete coppie da nozze o altre amenità alchemiche. L’imprinting della seduzione deve averlo lasciato Casanova su quelle immagini e noi oggi, tramite allusioni funzionanti secondo il principio medievale di simpatia, ne ritroviamo l’impronta anche nelle elaborazioni grafiche oggetto della nostra composizione digitale. Zoroastro, il più mago tra i magi, sedusse altri veneziani coevi del grande seduttore, solo che con il primo, Casanova, Zoroastro finì in una tragedia, con il secondo, Goldoni, in una commedia. Il fil rouge si dipana fino al grande maestro Nino Rota, colui che la Clavis artis la trovò per davvero, presso un antiquario francofortese e che tirò le fila fino ad arrivare alla felliniana rappresentazione della Madame D’Urfè e del suo fugace ma intenso rapporto altrimenti disinteressato con il Casanova in quanto esperto di arti magiche. Tra Maretz, aqua roris Majalis & aqua grandinis, Batzlach o Alazagi, Sale Abizar di fuoco, Alacedach, Magnesia, pietra Algir o pietrisco ghiaioso, Achium e quel che fa, ambra Alatacha, Aazoc o Albetira (anche un pitone/Python, ma in veste di strisciante in carne e ossa o di linguaggio di programmazione?), Alatron, Microcosmi Adamici, Asophol- Celuvialatel, Lachamai Asophol, Alneat e quel che fa, Hadit e Phosphoros e pure i loro segreti Alazagi o Bazlach, Aladcipi e quel che gli pare, di vertigine della lista ce n’è per tutti i gusti – e se fossero queste arcane parole contenute nel tomo alchemico nient'altro se non i nomignoli, i pet name delle graziose creature feroci della Clavis? Una collezione di “mille e non più mille” clip con la specifica tecnica di funzionare come GIFs a partire da elaborazioni grafiche di immagini da uno dei più intriganti manoscritti alchemici mai rinvenuti. L’idea portante era quella di raffigurare lo scompiglio con cui la ricerca scientifica umanistica è confrontata da ritrovamenti fortuiti ad esempio del tipo Codici di Nag Hammadi o comunque da piste di ricerca che si colorano in qualche modo di maggior mistero quando l’oggetto è di per sé già misterioso come spesso con i libri rari, con figure leggendarie tra il letterario, lo pseudo-epigrafico e lo storiografico o quando comunque si tratta di questioni arcane e tematiche esoteriche come pure con nodi etnologici e filologici, questioni etnografiche o degli studi religiosi oppure, ancora, quando ci sono di mezzo dubbi sull’autorialità, sulla verosimiglianza e sui significati reconditi, occulti. Il tutto è poi oltremodo condito dall’essenza stessa dei testi, tutti infarciti di messaggi cifrati o in chiaro ai “veri adepti” assieme al rinnegamento di supposti ciarlatani e sofisti vari. Si è voluto sviluppare una sorta di corpus fac-simile consistente in una serie di variazioni grafiche sul tema di ogni illuminazione come fossero queste ulteriori ritrovamenti e reperti – non a caso si parla di immagini divergenti tra le due copie tanto da non essere chiaro se le due opere fossero gemmazioni di un’unica scomparsa o modello l’una per l’altra, con l’aggiunta del mistero di immagini mancanti e/o non combacianti. Difatti nelle illuminazioni dei manoscritti in questione si tratta in fondo di incroci che mettono assieme mitologia classica greco-romana già ibrida di ispirazioni indo-europee e a sua volta mescolata a mitologie medievali italiche e teutoniche. Ecco, le elaborazioni in oggetto hanno spesso dato vita a figure inedite, ibride e gravide di altre somiglianze e allusive di altri significati. A volte i serpentoni- dragoni-draghetti si sono trasformati in figure da ambientazioni quasi d'ambiente induista o brahamanico, altre sembrano ritornare a sembianze babiloniche, altre ancora sembrano quasi di provenienza aliena e ulteriori, tutta una serie di faccine e faccione, potrebbero essere state create da George Maciunas in un atto Fluxus. Coppie unite da nozze alchemiche sono state smembrate e proposte altre liason risultanti in altri menage. Animali classicamente alchemici ma meno di fantasia rispetto ai draghi, tipo leoni o variopinti uccelli sono diventati pennuti quasi da fumetto o da illustrazione d’infanzia, si sono trasformati in ranocchi, cammelli, lupi, orsacchiotti – complice le fattezze grottesche degli acquarelli, dove la capacità dell’illustratore non era certamente a livelli della tradizione italiana, come praticamente di default in manoscritti e stampe d’oltralpe, laddove il focus non era la “bravura” artistica ma la trasmissione di una tradizione in maniera che nonostante il conservatorismo insito in tutto ciò che si crede "perenne" e si situa dunque nella corrente di pensiero del Perennialismo, aveva in sé per definizione anche la necessità di una certa dose di originalità e innovazione (nella tradizione, certamente), altrimenti come arrivare alla Pietra?, ovvero il vero vanto in fondo in fondo di ogni alchimista degno di tal nome! in barba allo pseudonimo. “Clavis artis, even more puzzling...” proprio per indicare la dimensione a scatole cinesi della ricerca bibliografica attorno ad opere di tale risma e complessità. Nonché il fatto che l’oggetto culturale stesso sia anche oggetto di un’appropriazione da parte della cultura popolare a partire da certe subculture che si definiscono occulte o anche solo che si sentono ispirate da una certa iconologia (come spesso nella musica hard rock/heavy metal) oppure, ancora, nell’ambito di una trivializzazione che comunque è sempre appropriazione (anche se con dinamiche diverse da quella controculturale, che spesso stupisce per alacrità e approfondimento sebbene nell’ambito magari di una distorsione o travisamento ricercato o ingenuo, amatoriale) e riscrittura anche del visivo con significati ad esempio portatori di messaggi anche politici di segno “liberatorio” (con inneggiamenti infatti alla “liberazione delle masse” attraverso i segreti alchemici, “ormai appannaggio delle genti”, come si legge in molti blog o sottoriga in commenti prima in forum di internauti e ora ormai ubiquitosamente praticamente in modo nemmeno più sorprendente sui canali sociali più generalisti).

Le “mille GIFs e una notte” sono state immesse in mondi sintetici accessibili tramite meccanismi propri della realtà virtuale dove appare anche una sorta di segnaletica fatta di cartelli Pinterest, Tumblr, Wikipedia ovvero la cloud iperuranica, vero repositorio aperto e accessibile per la divulgazione di tali immagini (divulgazione iniziata come impresa editoriale e curatoriale, si pensi alle prime fuoriuscite alla Biennale di Venezia con Mino Gabriele) che con buona pace delle istituzioni bibliotecarie segretate e sigillate e loro custodi sono a tutti gli effetti il trait d’union con la coscienza ed incoscienza collettiva a volte per discorsi comunque high-brow anche se quasi sempre privi del rigore scientifico. Certo è che la decontestualizzazione che troppo spesso è mera trivializzazione nuda e cruda può diventare anche sofisticato utilizzo artistico – chissà se Franco Battiato abbia mai citato Zoroastro, ma ecco, tanto per intenderci, altri validi esempi di quella risma saranno di certo rinvenibili cercandoli nei paraggi di interstizi tra cultura alta e popolare. Ritornando alla VR, il paesaggio artificiale è reso penetrabile per muovercisi dentro anche senza l’ausilio dell’apposito visore, bensì sfruttando le possibilità dei sensori di movimento specifici di ogni dispositivo digitale utilizzato. Sia nella versione desktop in cui ci si orienta con il mouse (rotella e tasti), sia in quella smart/tablet dove ci si muove toccando lo schermo con i polpastrelli, spostandosi cambierà la linea dell’orizzonte assieme alla vista sui solidi e poligoni che lo popolano e che ospitano i video che randomizzati verranno tutti mostrati in differenti ambienti e paesaggi.

L’installazione di realtà virtuale è di per sé online/offline (sebbene funzioni con internet) ma questa può essere implementata anche per funzionare con dinamiche site-specific. Dunque, ognuno in qualsiasi luogo può accedervi o da PC/MAC/LINUX o da telefono (e tablet). Un video con piani sequenza e montaggi di immagini tratti dai mondi sintetici può essere letto come anteprima o opera autonoma per le occasioni e situazioni in cui si vorrà far meno dell’esperienza VR vera e propria. Un altro video mostra i loop in versione schermo intero, di modo che se ne possano cogliere da vicino le peculiarità. Dato che una delle due Clavis artis, quella romana, ora linceiana, ha fatto parte della collezione messa assieme dal maestro Nino Rota e dall’erudito professore di liceo e studioso di cose alchemiche Vinci Verginelli, è sembrata cosa sana e giusta costruire il sound scaping attorno a brani tratti da una cantata del 1962, in cui Rota celebra i primi Vangeli e in cui ricorrono topoi come il Natale degli Innocenti, in un certo qual modo sublimato anche in un’illuminazione del manoscritto, come pare di poter supporre, e così non fosse, comunque perché l’oratorio non può essere cascato su questa terra molto lontano dalle ispirazioni che la collezione alchemica ora fondo bibliotecario ha instillato nel Maestro. L’impianto floreale a petali che compare in alcune geometrie delle installazioni su solidi con GIFs animate allude alle attribuzioni d’ambiente rosacrociano che alcuni studiosi hanno ipotizzato date alcune ricorrenze nel testo del manoscritto e ad alcuni artifici riconducibili ai Rosacroce. Chiaramente rinvenute online le illuminazioni alchemiche del triestino Ms-2-27 e del romano MS. Verginelli-Rota sono state sottoposte ad un elaborazione grafica con cui sono state create attorno ai mille video che funzionano in loop a partire dalla copia della Hortis e passando poi a quella dei Lincei con un simile altresì differente effetto visivo. La collezione di circa mille e non più mille clip ha la specifica tecnica di funzionare come GIFs, formato scelto perché la cybercultura della prima ora aveva un ché di arcano e strizzava l'occhi a riferimenti occultistici.